Le cellule malate di cancro "curate" con i peptidi Finanziato un progetto Unict che usa acidi nucleici per intervenire sui mitocondri e contrastare il depauperamento energetico cellulare

di Mariano Campo
 

Un peptide naturale, ossia una molecola formata da una catena di due o più amminoacidi, può essere in grado di correggere i problemi energetici nelle cellule malate di cancro, agendo sui mitocondri, le piccolissime "centrali energetiche" delle cellule.

Questa molecola, frutto di un'importante scoperta brevettata negli anni scorsi dal team di ricerca guidato dai docenti Vito De Pinto e Angela Messina, esperti in biologia molecolare e docenti dell’Università di Catania, rispettivamente nei dipartimenti Biometec e Scienze biologiche, geologiche e ambientali, si è dimostrata efficace per riparare i danni mitocondriali che portano alla morte cellulare e per bloccare inoltre un enzima che favorisce lo sviluppo delle cellule tumorali.

L’ulteriore passo in avanti di questa strategia nella lotta al cancro, che potrebbe rivelarsi utile anche nel campo delle malattie neurodegenerative, è adesso contenuta nel progetto di Trasferimento Tecnologico intitolato ppNA (peptides precursor Nucleic Acids) for bioenergetic interference in cancer and neurodegeneration, proposto dagli stessi ricercatori catanesi nell’ambito del Centro nazionale di Ricerca 3 (CN3) RNA & Gene Therapy finanziato dal Pnrr, che ha ottenuto un finanziamento di 340mila euro, anche in virtù della loro riconosciuta expertise nel campo della bioenergetica e nello studio della proteina mitocondriale VDAC.

Sfruttando, infatti, la capacità del peptide di interferire sulle interazioni di aggregati patologici di proteine sulla superficie mitocondriale, si intende recuperare la disfunzione che provoca il depauperamento energetico cellulare e, alla fine, la stessa morte delle cellule.

Lo stesso sistema, secondo i ricercatori, può essere impiegato per creare una competizione benefica nelle cellule cancerose, impedendo il legame ai mitocondri dell’esochinasi, un enzima glicolitico associato all’insorgenza dell’effetto Warburg, ossia quel fenomeno metabolico osservato nelle cellule tumorali, caratterizzato dal fatto che queste preferiscono ottenere energia attraverso la glicolisi anaerobia, anche in presenza di ossigeno sufficiente per la respirazione cellulare aerobica.

Per raggiungere questi obiettivi, il team propone una tecnologia innovativa: vettori a base di acidi nucleici, capaci di trasportare il peptide nelle cellule malate, individuate come bersaglio. Da qui l’acronimo ppNA, acidi nucleici precursori di peptidi.

Riuscendo a portare questa scoperta a un livello avanzato (TRL5), testandone sicurezza ed efficacia in laboratorio - grazie anche all’apporto delle competenze e delle strutture dell’Università come il Capir e i dipartimenti Biometec e Scienze biologiche, geologiche e ambientali - potranno quindi essere avviate future sperimentazioni cliniche, coinvolgendo aziende farmaceutiche.

Il progetto si avvale inoltre della collaborazione con lo spin-off universitario we.MitoBiotech srl, specializzato nella cura delle disfunzioni mitocondriali. Questa azienda fornirà supporto per studiare gli effetti della molecola su malattie neurodegenerative e tumori.